Be sweet, be a Mother

Crescere i figli… tra alto contatto ed ironia

Ma questo “alto contatto”… Cos’è?!

5 commenti

Stamattina è mattinata di pensieri molto profondi.

Mi interrogo spesso sul mio modo di essere madre, sono “una mamma ad alto contatto” e non so quanti di voi sappiano che cosa significhi.

Nel senso stretto della definizione le mamme ad alto contatto sono quelle che allattano a lungo, che dormono con i propri figli, che non alzano mai le mani e poco anche la voce (non dico mai perché siamo passibili di errore come tutti, naturalmente).

Sono quelle che perdono ore a spiegare e rispiegare le motivazioni di ogni azione, decisione e comportamento per far capire ai propri figli che cosa è giusto e che cosa è sbagliato, perché è giusto o sbagliato, che cosa conta e che cosa no.

Quelle a cui non escono mai dalla bocca frasi tipo “Perché lo dico io!”.

Sono quelle che nella maggioranza dei casi sentirete definire come “troppo permissive” perché permettono ai figli di rotolarsi nella terra, di dipingere sui muri di casa e di urlare la propria rabbia.

Io non ero così e quasi nessuno dove vivo è così, ho letto molto, mi sono dovuta “ristrutturare”, ho lottato con chi educa con me il mio bambino perché adottasse  questo stesso tipo di approccio.

E’ un modo di crescere i figli che spesso fa sentire spaesati, perché, come dicevo, mancano degli esempi concreti da seguire; proprio stamattina in un gruppo di genitori che hanno scelto questo stile di maternage ci davamo pacche sulla spalla l’una con l’altra perché condividiamo  pienamente le titubanze di un approccio che abbiamo solo letto e mai sperimentato nel risultato e abbiamo spesso paura di ritrovarci con adolescenti e poi adulti  senza regole e senza limiti; ci sono giorni in cui vedo alcuni comportamenti di Simone che mi fanno pensare di aver sbagliato tutto, poi in realtà noto anche moltissimi atteggiamenti maturi, un’interiorizzazione delle buone pratiche (anche se ovviamente non sempre riesce a trasformare l’acquisito in attuato, ma nemmeno noi, no??) e che chi educa in modo impositivo ha risultati ben peggiori (cosa che non farei comunque, ma che serve da rimbalzo quando qualcuno mi dice che “chiudo troppo gli occhi”).

Non molto tempo fa le mie amiche (senza figli e che se ne guardano bene) hanno passato la domenica da noi e ad un certo punto mi hanno detto “Comunque tuo figlio è proprio bravo, mio nipote/vicino/cugino invece…”…

Lasciate passare il termine “Bravo” (dovrei aprire un intero capitolo sul significato che certe parole assumono se dette ai bambini), ma è per dire che spesso la paura di sbagliare e di non sapere in realtà “cosa ne verrà fuori” ci fanno sembrare le giornate nere più importanti di quel che sono e appannano il buono che stiamo ottenendo.

Per pura fortuna e casualità mi sono imbattuta nel video di un uomo che pare proprio essere stato allevato come io sto cercando di fare.

Guardate il video, guardate i risultati.

I bambini di oggi sono gli uomini di domani, e sono nelle nostre mani.

Memento.

Se volete incontrare “realmente”, e non solo dietro al pc, altri genitori ad alto contatto abbiamo  fondato questo gruppo 🙂

Autore: Michela

Mamma ad alto contatto, laureata in psicologia dell'età evolutiva, vegana, filorientale. Nel mio blog parlo di maternità, di risparmio e della scelta vegan. Con ironia!

5 thoughts on “Ma questo “alto contatto”… Cos’è?!

  1. Ci sono dei libri a riguardo? Per prenderne spunto.. nel caso, grazie in anticipo!

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    • Certo! Guarda nella sezione “consigliati” del blog 🙂 Il mio preferito in assoluto è Besame Mucho di Carlos Gonzalez, che va via liscio come l’olio, serio e ironico contemporaneamente; un po’ più pesantino, da metabolizzare ed interiorizzare “Amarli senza se e senza ma” di Alfie Kohn, indispensabile però tutta la prima parte di analisi sui limiti del comportamentismo per capire “perché lo facciamo?!”; più “scientifico”,, su cosleeping e allattamento, “E se poi prende il vizio?” di Alessandra Bortolotti. 🙂

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      • Di Gonzales ce l’ho, devo ancora leggerlo. Anche “E se poi prende il vizio?” mi ispirava 😀 vedrò di prenderlo.
        Quello della Kohn avevo letto le recensioni, ma non so se riesco a leggerlo, ho letto ben appunto che è molto pesante.
        Grazie mille, ero già sulla strada giusta allora 😀

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  2. volevo esprimerti solidarietà e condivisione per questo post! all’inizio anche io sono stata una mamma impositiva: avevo (e ho tutt’ora heheheh) un figlio ad altissimo contatto, che ha bisogno di toccarmi, di dormire con me, di essere abbracciato (quando vuole di lui eh), a volte “contenuto”. Ma ho anche un figlio che molti definiscono e hanno definito “tremendo”. Provate a farlo stare fermo se ci riuscite (dice mia madre); Ha un intelligenza sopra la media, quando riusciamo a metterlo seduto! (dicono le dade). Per cui all’inizio sembrava intelligente essere impositivi, sgridare, dire no, anche se dentro di me ogni volta mi sentivo davvero male. Poi ho cambiato approccio: non perché ho letto libri, ma perché sentivo che IO stavo sbagliando qualcosa, non lui, e che molti comportamenti di Edo potevano essere visti sotto una luce molto diversa da come lo dipingevano dade, nonne, amici, ecc. Quindi ho cominciato a spiegare spiegare spiegare; ho perso (o guadagnato?) tutto il tempo possibile per giocare con lui, guardare la tv con lui, andare al parco con lui, anche fare niente con lui. Me lo sono preso nel letto. E molte cose sono cambiate! E’ diventato più disponibile all’ascolto; mostra di capire (prima a volte sembrava di sbattere contro un muro di cemento); non ha più avuto crisi isteriche (ne aveva un al giorno e io con lui); insomma, tutta è diventato più semplice.

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    • Grazie Sara per questa condivisione! Io sono stata illuminata sul cosleeping ancora prima di uscire dall’ospedale: tenevo Simone nella culletta, ma non riuscivo a dormire per paura che gli capitasse qualcosa, un’ostetrica (santa subito!) è passata e mi ha detto “Lo devi tenere vicino a te, sempre! Ha bisogno di sentirti!” “Ma lo schiaccio!” “Non lo schiacci, fidati :)”. Sull’allattamento avevo letto molto e prima e poi ho dato retta all’istinto. Più dura è stata la “lotta educativa”. Ad un certo punto mio figlio, verso l’anno, ha iniziato a mordermi. Non sapevo come fare, ma il metodo “azione-conseguenza”/morso-allontanamento era frustrante. Il mio cambiamento è iniziato lì 🙂

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