Be sweet, be a Mother

Crescere i figli… tra alto contatto ed ironia

La crisi da scuola materna…

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Sono due giorni che Simone fatica ad andare alla scuola d’infanzia, due giorni che ricevo telefonate straziate e messaggi istantanei del papà che mi dice “L’ho lasciato in lacrime 😦 ” e “Come sta??”…

La casistica del “Voglio rimanere a casa” è ampia come l’universo, chi prima/chi dopo/ chi mai, chi piange/si arrabbia/sta male…

Pertanto credo sia fondamentale che ognuno analizzi la propria situazione, il proprio vissuto, che ci si interroghi generosamente sui perché, sui per come e sulle strategie risolutive.

Intanto, mi sento di dare qualche “dritta” di massa.

La separazione

Il bambino vi si attacca addosso, piange, è disperato.

AHIA. Ci si spezza il cuore. (A voi no? A me anche per i figli degli altri.)

Abbracciatelo, stringetelo, coccolatelo, baciatelo e … Sorridete.

Dovete essere rassicuranti, voi siete gli adulti, voi siete il faro!

Quando ve ne andate poi passate la giornata a pensare “Speriamo stia bene 😦 ” proprio voi che avete trenta o quarant’anni, come dovrebbe passare la giornata un bambino che vede sua madre sconvolta e con le lacrime agli occhi?!

Non vi sto dicendo di essere felici, chi potrebbe?! Vi sto dicendo di avere cinque minuti di estrema forza emotiva.

Poi potrete uscire, piangere, chiamare vostro marito/moglie/amica/mamma.

Non minimizzate.

Vostro figlio non sta mentendo e non sta inscenando nulla, andare all’asilo in questi giorni gli provoca sofferenza e punto.

Sfido chiunque di voi a non essersi mai alzati un giorno della vostra vita dicendo “Oggi vorrei proprio rimanere a casa!”.

Ora immaginate che la persona che vi sta più a cuore vi rispondesse “Oh dai, non fare storie e fila!”.

Come minimo rimarreste basiti.

L’empatia è un gran pregio.

Io immagino che vorrei sentirmi dire “Anche io vorrei proprio stare con te 🙂 Vedrai che passerà in fretta e farai tante belle cose, poi ti vengo a prendere e stiamo tanto tempo insieme ❤ “.

Non fatevi deviare dal fatto che dopo cinque minuti che ve ne siete andati il bambino non piange più, questo non significa che era “tutta una finta”: “Smettere di piangere, e persino tirare fuori la grinta cercando di sopportare con dignità le difficoltà, non significa aver smesso di soffrire.” (Cit. Carlos Gonzàlez).

Riconosceteglielo il diritto di soffrire, di non essere d’accordo e di dimostrarlo con le proprie modalità.

Mal di pancia

Tutte le emozioni hanno un riscontro fisico, questo vale a maggior ragione per i bambini.

“Mamma ho mal di pancia” vuol dire che sì, non vuole andare a scuola, ma vuol dire anche quello che vi ha detto, che ha mal di pancia (leggi qui).

Prendete in considerazione l’idea di tenerlo a casa, chiaramente questa non potrà essere la soluzione definitiva, ma un “temporeggiamento” ci sta.

Siete dei mollaccioni? Siete dei mollaccioni, CHISSENEFREGA.

State andando incontro ad un momento “no” di vostro figlio, fine.

Se oggi non andrà a scuola non crollerà il mondo.

Poi, con calma, risolverete il vero problema.

Risanate la ferita.

E intendo anche la vostra.

Lasciare il bambino a scuola, al nido, dalla baby-sitter, dai nonni non è facile nemmeno per i genitori.

Purtroppo in una società del nostro stampo è per lo più inevitabile.

Comunque, anche se preferiremmo altrimenti, non è la fine del mondo, si tratta di separazioni relativamente brevi (Fate che lo siano! ) che possono essere compensate.

E’ probabile che quando vi ricongiungiate vostro figlio si trasformi in una “cozza” e voi nel suo scoglio.

Assecondatelo.

Vostro figlio sa come riaggiustare il proprio cuore: vi chiede di passare con lui tutta la sera, di accorrere la notte quando vi chiama (magari di dormire con voi, perché no?), che lo portiate con voi quando uscite, che lo teniate molto in braccio e che gli facciate molte coccole.

Niente di meglio.

Parlategli.

“Considerate ciò che vive vostro figlio e cercate di identificare il suo bisogno. Riguarda la maestra? Il luogo? La presenza di un altro bambino? E’ una reazione alla vostra angoscia?” (Cit. Isabelle Filliozat “Le emozioni dei bambini”)

I motivi potrebbero essere i più disparati e potrebbero essere anche più di uno.

Molti tendiamo a non considerarli nemmeno, quindi invece di procedere per intuizioni (probabilmente sbagliate) chiedete al diretto interessato.

Forse non ve lo saprà spiegare bene, forse non ve lo vorrà nemmeno dire.

In ogni caso, nel momento stesso in cui glielo avete domandato ha capito una cosa di importanza estrema: che lo ascoltate, che vi interessa cosa prova.

Non fate tutto da soli

Chi c’è con vostro figlio quando è a scuola? La maestra!

Parlate con la maestra!

Ditele che cosa prova vostro figlio, chiedetele se secondo lei c’è qualcosa che potete fare, suggeritele se c’è qualcosa che anche lei può fare! Voi conoscete meglio vostro figlio!

Se la maestra non vi ascolta… Onestamente? Avete sbagliato istituto.

Pensateci.

Aiuto pratico

Molti bambini amano la prevedibilità, Simone è uno di loro.

Ho notato che la mattina si alza e mi chiede “Oggi si sta a casa?” Chiaramente sperando in un sì.

Potrebbe essere una brillante idea aiutare i bambini a prendere coscienza del tempo con un “cartello della settimana”, aiuta a contenere le ansie, di solito.

Io oggi ho parlato con la maestra, con mio figlio, con me stessa.

Credo che farò il cartello della settimana, credo che sia un momento di stanchezza, che anche a scuola lo aiuteranno e intanto me lo spupazzo. E venerdì mi sa che me lo tengo a casa. 🙂

Autore: Michela

Mamma ad alto contatto, laureata in psicologia dell'età evolutiva, vegana, filorientale. Nel mio blog parlo di maternità, di risparmio e della scelta vegan. Con ironia!

14 thoughts on “La crisi da scuola materna…

  1. Brava! Le mamme al primo figlio principalmente hanno bisogno di queste condivisioni.

    La mia M. non ha mai (ma proprio mai) pianto prima della seconda materna, quando la maestra non le stava simpatica ed a dire il vero nemmeno a me. Si è risolto il problema con la rassicurazione che hai ben descritto nel tuo testo. La mia seconda bimba nemmeno ha mai pianto. Voglio credere che per lei sia stato più semplice perché desiderava tanto frequentare la scuola che vedeva ogni giorno quando accompagnava sorella insieme a me. Forse sono stata fortunata ma se mi soffermo a pensarci ricordo davvero tanti sorrisi e baci e tanta rassicurazione ancora prima di portarle lì.

    Ricordo anche l’inserimento loro. Fatto pian piano, prima dieci minuti, poi un quarto d’ora, poi mezz’ora, poi un’ora per più giorni, poi tre ore e pooooi l’orario completo!

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    • Mi faccio coraggio da sola 🙂 Non ho le risposte, stamattina aspettavo ansiosa il messaggio di mio marito che mi dicesse com’era andata, dato che già a colazione c’era stata crisi…
      Ma non sopporto quelle mamme e quelle maestre che dicono “Ma sì! Fanno tutti così! Poi gli passa, ignoratelo, sono solo scene!”… O quelle che fanno le autoritarie, come se andare alla scuola materna fosse un dovere imprescindibile ed incomprensibile il rifiuto, quando poi magari siamo le prime ad andare al lavoro col muso, ed abbiamo trent’anni di più…
      Per Simone dosi extra di comprensione e coccole e con domani tre giorni di “stacco”, spero serva, o continuerò a farmi domande e quando mio figlio non è sereno a me tremano le mani… 😦

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  2. Sono la mamma di maya ( 3 anni a fine novembre) maya ha cominciato la materna a metà settembre e piu andiamo avanti e peggio é entrare al mattino a scuola. Comincia a casa. Mamma andiamo all’asilo? Ma io nn voglio andare. Mamma mi vieni a prendere dopo? Arriviamo all’asilo cosi. Ora che la lascio piange e si aggrappa al collo gridando mentre mi allontano, ciao mamma mi vieni a prendere dopo… È straziante e come arrivo in negozio ( vic all’asilo) piango e chiamo mio marito in cerca di tranquillità. Ma chi mi dice che lei nn soffra? E nn mi piace sentirmi dire dall’insegnante vada via subito cosi si calma prima. NN C CREDO. Sono io a vol tranquillizzare mia figlia e sto odiando la scuola materna xchè mi allontana ( x poche ore) da lei.

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    • Katia le domande che ti devi fare sono parecchie e le risposte ti potranno probabilmente indicare una soluzione (molto spesso sappiamo cosa dobbiamo fare, ma siamo vincolati a ciò che gli altri pensano che noi dovremmo fare). Se fossi in te mi chiederei innanzitutto se ho scelto una scuola “giusta”: mi pare di capire che non condividi l’approccio educativo della maestra e se non piace a te è difficile che piaccia alla tua bambina… In caso di risposta affermativa prova a fare attenzione se parla dell’asilo in modo positivo o se proprio non le piace e che cosa non le piace (e ricorda che non è obbligatorio andarci!), se quando la ritiri è serena o no… Poi potresti considerare l’idea di ritirarla alle 13… Simone il primo anno ha fatto solo la mezza giornata. Insomma, così non va, la bambina sta vivendo male, tu anche, hai un ventaglio di soluzioni, a te la scelta 🙂 In bocca al lupo e fammi sapere 🙂

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  3. Michela grazie del consiglio. Domani voglio prend appuntamento con la maestra x parlare con lei. Maya uscirà tutto l’anno alle 13. Ne ho fatto richiesta e l’hanno accettata proprio x il fatto che l’inserimento di circa 15 giorni è stato cosi cosi. Voglio stabilire un dialogo sincero con le insegnanti nn voglio sent dire che mangia quando. Nn è vero. Che nn piange quando la sua amica ( classe affianco) la sente anche durante il cambio dell’ora… Insomma nn sono treanquilla e voglio avere chiarezze… T farò sapere. Grazie ancora.

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    • Figurati, ora rileggendomi non mi sono trovata nemmeno più di tanto confortante o di effettivo aiuto -.-‘ Scusami, ero di fretta.
      Quello che volevo dire è che ci possono essere tanti motivi perché i bambini non vogliono andare all’asilo, le mamme che si mettono in ascolto trovano sempre la strada.
      Io non so perché la tua bimba abbia questo vissuto di ansia (da separazione sembrerebbe, ma non lo dico con certezza, qualche volta è stata dai nonni/amici/zie per qualche ora? Ha reagito allo stesso modo?), ma tu lo puoi scoprire.
      Mi sembra ragionevolissimo che tu chieda un colloquio, e se non ti sentissi rassicurata potresti optare per un cambio scuola (inutile lottare contro i mulini a vento, per Simone ne abbiamo vagliata qualcuna, abbiamo scelto quella che maggiormente è affine al nostro metodo educativo, tra quelle possibili)? Magari a gennaio, così ha tempo di recuperare lo scotto? O anche l’anno prossimo? Sai, io non sono così convinta che la scuola materna sia necessaria ai bambini, credo che purtroppo spesso sia necessaria ai genitori (che lavorano o che non credono nell’homeschooling o che non lo possono fare come si deve per mancanza di mezzi, sono tanti i motivi, no?), quindi, se pensi che per voi sia più fruttuoso percorrere un’ altra via ti invito a percorrerla, senza farti traviare dal fatto che “tutti ci vanno” ( e poi non è più vero, non ci vanno tutti, e non ci andavano nemmeno prima, ci siamo andati noi figli-cavie degli anni ’80/’90).
      Queste sono le ipotesi in caso la scuola non si riveli quella adatta ai vostri bisogni.
      Nel caso invece lo fosse (io te lo auguro, eh!), l’alleanza con la maestra nell’arginare il pianto del distacco è fondamentale (ma non credo sia “vai vai!! Prima vai meglio è!!”, quello farebbe sentire abbandonata pure me, te lo dico fuori dai denti…) e potete provare varie cose.
      Un’idea potrebbe essere eliminare quell’incertezza dell'”andiamo all’asilo?”, prova il calendario settimanale (stile Montessori, presente?), un’altra idea potrebbe essere che lo accompagni il papà (Simone non fa una piega con suo padre, entra correndo; con me inizia a tergiversare fin da casa… Infatti non lo porto più!).
      Un’altra ancora potrebbe essere costruirle un mini-libro con i momenti della mattinata (con le foto: ci si sveglia, ci si coccola, ci si alza/lava/veste, colazione, viaggio, saluto/asilo/qualche foto delle attività dell’asilo, pranzo e ricongiungimento).
      Tutte queste strategie però potrebbero avere un esito felice solo e solo se tu pensi VERAMENTE che lei andrà a stare bene, i bambini sono dotati di antenne emotive!
      Se noi non siamo tranquille è matematicamente impossibile che loro lo siano.
      Buona serata 🙂

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  4. ciao!mi chiamo Laura e sono mamma di Siria (3anni a dicembre). la settimana scorsa l’ho portata all’asilo per la prima volta. era entusiasta e subito si è messa a giocare. dopo tre quarti d’ora ha iniziato a piangere e a cercarmi. no problem! ero nell’atrio sono subito accorsa! voleva stare con me e non voleva che me n andassi. siamo rimaste 1oretta insieme e poi ce ne siamo andate. il secondo giorno sono rimasta tutto il tempo all’asilo.. il terzo giorno ci siamo tutte ammalate(io la sorellina di 2 mesi e Sissi). ora siamo in via di guarigione…. ma non vorrei portarla più. spiegherò i motivi, cercando di essere breve.
    Siria è una bambina straordinaria. io mi faccio in 4 per essere una mamma costante affidabile e presente per entrmbe le mie bimbe. sono sempre stata per la comunicazione empatica, nche se ho ancora tanto su cui lavorare, l’arrivo della seconda mi ha parecchio destabilizzata, non è facile accontentarle entrambe, anche perchè spesso sono sola. per fortuna non lavoro.
    viviamo in un piccolo paesino dove c’è una sola classe di scuola dell’infanzia dove ci sono una 30ina di bambini ed una sola maestra (in teoria 2 fin quando non apre il servizio mensa, ma in realtà è comunque una, vuoi che l’altra si ammali o s assenti… i 30bambini la maggior parte del tempo sono con una sola maestra).
    come vedo Siria: bambina intelligentissima, da quando aveva 1 anno e mezzo sa tutte le lettere, ora sta iniziando a leggere. conosce anche i numeri e sta iniziando con le operazioni. tutto frutto della sua iniziativa e curiosità. disegna e colora che è una meraviglia. è prodiga di grazie, prego, per favore e scusa.. non ha cugini e non gioca quasi mai con gli altri bambini, abbastanza solitaria, ma immagino sia frutto sia della sua età che del suo vissuto. ho letto che i bambini iniziano ad avere relazioni significative con altri bambini dopo i tre anni, non so se sia vero. comunque noto lo stesso atteggiamento anche in altre sue coetanee e non mi preoccupo.
    come vedo l’asilo: luogo disorganizzato e confuso. maestre e pochi anni dalla pensione con poca pazienza e metodi antichi (arriva il luuupo!! se non ti siedi chiamo l’orso ecc…).. nessun tipo di ingresso organizzato dei bambini a scuola. non c’è stato un momento di inserimento, anzi già dal secondo giorno mi hanno detto che “onon sappiamo per quanto sia tollerabile la presenza di mamme in classe)… bambini lasciati a piangere per ore inter… non si prendono la briga di chiedere il numero di telefono alle mamme…. i bambini possono piangere fino allo sfinimento non viene chiamato nessuno.
    come vedono gli altri la situazione: portala che l’asilo è importante per la socializzazione e per l’apprendimento delle regole… tua figlia è una bambina solitaria e ne ha bisogno…. e poi io la “vizio”, per me si chiama alto contatto ma sappiamo bene come viene visto da tante persone.
    è più forte di me, non mi fido, non voglio lasciarla lì. potrei ritentare l’anno prossimo ma la situazione non la vedo più rosea. le maestre sicuramente saranno le stesse, i problemi anche, e mia figlia sarà ancora più avnti rispetto agli altri…. già sto pensando all’homeschooling come eventualità per il dopo asilo., ma non è che sono io che sbaglio? sono troppo apprensiva? alla fine il mondo con cui avrà a che fare sarà simile a quello che vivrebbe all’asilo, non a casa. che l’ailo sia davvero una palestra e devo convincermi e convincerla che sia giusto affrontarla’ oppure è davvero tutto (troppo) sbagliato e faccio bene a volerla tenere con me? help!!!

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    • Laura, se una mamma sente che il posto è sbagliato… Lo è!
      Penso ai nostri nonni che non sono mai andati all’asilo e non sono asociali, anzi!
      Però avevano fratelli, cugini, i bambini del cortile… Cerca di creare occasioni sociali, questo io lo farei…
      Per la primaria hai tempo, cercane una che corrisponda in linea di massima ai vostri ideali di educazione.
      E visto che Siria è così precoce sugli apprendimenti… Dai un occhio alla sezione “plusdotazione” del blog.
      Un abbraccio!

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